Secondo FLC-CGIL l’università dovrebbe assumere 40mila ricercatori precari
Secondo le proiezioni di FLC-CGIL per far funzionare l’università bisognerebbe assumere almeno 40mila ricercatori precari entro i prossimi 10 anni. Queste nuove assunzioni andrebbero fatte con contratti da ricercatore “tenure track” (RTDb) e non con i soliti contratti precari senza sbocco alcuno. Gli RTDb dovranno essere in futuro l’unico veicolo per le assunzioni e non dovranno entrare in concorrenza con i ricercatori a tempo indeterminato (per i quali sono previsti posti di associato o il mutamento del loro ruolo in quello di docenti)
Non si tratterebbe di una “ope legis” perché comunque sarebbero moltissimi i precari (120mila nel 2010) ad essere lasciati fuori. Ma almeno si aprirebbero delle prospettive e si darebbe stabilità e un minimo di programmazione al sistema.
Leggi documento FLC per intero.
Leggi le osservazioni di Luca Schiaffino su ROARS riguardanti i numerosi problemi riscontrati nei concorsi da Ricercatore a tempo determinato che tendono ad assomigliare alla vecchia figura dell’assegnista di ricerca con in più l’obbligo dell’insegnamento.
Statistiche creative: per la Repubblica “bamboccioni” e “fuoricorso” costano alla collettività 12mld di euro
Ma la realtà è che gli unici soldi di troppo spesi dallo Stato italiano sono quelli per l’istruzione del giornalista de “la Repubblica”. Leggi l’articolo delirante che tira acqua al mulino di chi spinge per l’aumento delle tasse studentesche.
Ecco la replica di Alessandro Ferretti di R29A.
Abolire il valore legale del titolo di laurea?
Il governo Monti discute dell’abolizione del valore legale del titolo di studio. Vedi: resoconto del Consiglio dei ministri. Poi lo stesso presidente del Consiglio e ministro Profumo fanno parziale marcia indietro parlandoo di una “consultazione pubblica”. Magari. Non aspettiamo altro che una consultazione e un dibattito aperto fra studenti, ricercatori precari e non e docenti. Sarebbe un bel cambiamento rispetto alle “riforme” imposte senza alcun dibattito.
Nel promuovere l’abolizione del valore legale del titolo di studio, Profumo riprende il testo di un appello “vogliamo liberare l’università” redatto dal duo Alesina-Giavazzi. Nell’appello si chiede:
1. Abolizione del valore legale del titolo di laurea
2. Liberalizzazione [leggi:aumento] delle rette universitarie
3. Istituzione di un sistema di borse di studio e prestiti d’onore
Segnaliamo qui alcuni interventi nei quali giustamente si mette in guardia contro i rischi di queste proposte che, in buona sostanza, non significano altro che il definitivo smantellamento dell’università pubblica:
Intervento di Francesca Coin (R29A)
Intervento Maurizio Matteuzzi (Conpass)
Intervento di Claudio Riccio (Link)
Intervento Marco Meloni (responsabile università e ricerca PD)
Intervento Alessandro Ferretti (R29A)
L’università che vogliamo
Qui sotto il testo di un APPELLO rivolto a tutto il mondo universitario i cui primi firmatari sono:
Piero Bevilacqua (Storia contemporanea, Sapienza, Roma)
Angelo d’Orsi (Storia del pensiero politico, Università di Torino
Per aderire scrivere ad: appelli@historiamagistra.it
IL FIRB DEL LOCALISMO
Adesso anche l’unico striminzito modo che ha un ricercatore precario per finanziarsi la ricerca ed emanciparsi dalle tutele accademiche, viene contaminato dal virus del localismo.
Il nuovo bando FIRB 2012 (finanziamenti per giovani ricercatori) prevede infatti che ogni ateneo o ente di ricerca selezioni a monte un numero di progetti “non superiore allo 0,5% del numero di docenti e ricercatori presenti nei propri suoli al momento della scadenza del bando”.
Questo meccanismo, già condannato da molte associazioni nel caso dei PRIN (con un piccolo successo, ovvero il passaggio allo 0,75%) risulta ancora più odioso e pericoloso nel caso dei ricercatori precari. C’è il rischio concreto che i progetti selezionati piuttosto che quelli migliori siano quelli dei ricercatori più “garbati” e servizievoli con i vari ordinari, più legati ai baroni di ogni ateneo e, comunque, dei ricercatori attivi negli atenei più grandi.
L’intera legge Gelmini si fonda su una recrudescenza di localismo e di gerarchie nel governo della ricerca e degli atenei, quindi chiediamo che ci venga lasciato almeno il FIRB, uno dei pochi fondi che permettono ai giovani ricercatori di emanciparsi da queste logiche. Si cancellino immediatamente i limiti di progetti FIRB da presentare per ogni ateneo.
Le associazioni delle scienze umane e sociali protestano contro le regole del nuovo PRIN
L’eccellente analisi sul nuovo PRIN di RAORS
Qui sotto la lettera di protesta riguardante il bando PRIN inviata da un folto gruppo di società e associazioni delle scienze umane e sociale (aree dalla 10 alla 14) al ministro Profumo.
Simili critiche potrebbero essere rivolte al bando FIRB per “giovani ricercatori”. Leggi tutto…
Il capitale umano che manca all’Italia
Il paradosso è che mentre si falcidiano i ricercatori e si disinveste in scuola e ricerca, l’Italia è agli ultimi posto sia per diplomati della scuola secondaria sia per numero di laureati. Non sarebbe questo un problema più importante di quello dell’abolizione dell’articolo 18 per rilanciare il nostro sistema-Paese?