Chi sono i “tecnologi”?
Qualche giorno fa abbiamo ricevuto questa lettera che chiedeva informazioni sulla figura del tecnologo prevista in alcuni bandi del MIUR:
Carissimi,
da un po’ di giorni avevo notato che il sito dei bandi miur (http://bandi.miur.it/) presenta una nuova “linguetta”, quella dei tecnologi.
Poiché questa figura mi era totalmente sconosciuta, sono andato alla ricerca della legge sulla quale si basa e ho trovato il DL 5/2012 (v. estratto in allegato), che aggiunge questa figura nel testo della 240.
Nel leggere l’art. 54 del DL (che aggiunge un articolo 24 bis alla 240) mi sono venute alcune domande:
1. ma stanno trasformando anche la figura del tecnico D in tempo determinato?
2. che possibilità di carriera offre la legge alla figura del tecnologo (alla stregua del “percorso” previsto per gli RTD)?
3. ma non esisteranno più tecnici a tempo indeterminato?
Secondo me è il caso di tenere sott’occhio anche questa questione, in quanto sappiamo che un possibile sbocco di assegnisti e di precari della ricerca è proprio quello di una posizione da tecnico.
Qualcuno sa qualcosa più nello specifico?
Un caro saluto
Carlo
Con l’aiuto della FLC-CGIL di Bologna proviamo a rispondere:
Nel CCNL dell’Università relativo al personale tecnico amministrativo è prevista la famiglia professionale dei tecnici con la definizione di ” area tecnica, tecnico – scientifica ed elaborazione dati” che comprende un po’ tutto, dall’informatico all’addetto alla logistica al tecnico specialistico, questo all’interno delle categorie B,C, D ed EP (il B è il più basso l’EP il più alto), che stabiliscono i livelli economici oltre che quelli professionali.
Nel sito del MIUR si può vedere, come esempio, il bando di un concorso per tecnologo, a tempo determinato e su progetto con un profilo molto specialistico. Per quanto riguarda il tempo determinato c’è da dire che, a parte il contratto a termine, il personale è equiparato a quello a tempo indeterminato con gli stessi diritti (maternità, orario di lavoro, malattia, ecc…).
Sempre per fare un esempio la retribuzione di un D1 (al primo livello economico) è di circa 1.300 euro al mese, per saperne di più vi rimandiamo al contratto collettivo.
Ballu tundu sempre con la nostra testa sotto ai vostri piedi
Il dibattito che abbiamo acceso con la pubblicazione di una lettera di denuncia delle anomalie ad un concorso per ricercatore a tempo determinato, ripetutamente rinviato, è stato ripreso da La Nuova Sardegna, che in un articolo di Pier Giorgio Pinna dedica ampio spazio alla vicenda.
Malessere tra i precari. Sconcerto nella classe docente. E nuova bagarre all’università. Tanto per cambiare, a inasprire gli animi sono i concorsi per ricercatori. Sui criteri di valutazione di una delle ultime prove, prima della loro conclusione, è stato fatto un ricorso al Tar. L’ha presentato una candidata che non avrebbe superato la selezione iniziale, basata sui titoli e sulla produzione scientifica. La concorrente, Chantal Arena, chiede verifiche sulla regolarità delle procedure, anche in rapporto all’ammissione di un’altra aspirante, Rossella Castellaccio. Nel frattempo i metodi seguiti in quest’occasione nell’ateneo turritano e il continuo slittamento degli orali sono al centro di un ampio dibattito sul web. I commenti partono dal blog del Coordinamento nazionale precari dell’università. Echi e strascichi arrivano in Piemonte, nel Lazio, in Emila Romagna. E la querelle è resa più rovente dal fatto che tra i candidati figurano diversi parenti di professori. [continua la lettura sul sito de La Nuova Sardegna]
Sempre con la testa sotto i vostri piedi e voi potete pure muovervi
Riceviamo, pubblichiamo e soprattutto denunciamo l’evidente ingiustizia dietro a questa vicenda raccontata da uno dei candidati al concorso di Sassari. Di questo concorso avevamo già segnalato alcune irregolarità nei bandi e continueremo a tenervi aggiornati su usi e abusi di rinvii e di poteri.
NORMALI DRAMMI DI CONCORSI UNIVERSITARI… MA SI DEVE SEMPRE ACCETTARE TUTTO??
DATI SUL CONCORSO:
Università di Sassari, concorso RTD Mdea,
Decreto n. 1444
Prot. n. 15358
Fascicolo 2012-VII/1.
DIPARTIMENTO DI STORIA, SCIENZE DELL’UOMO E DELLA FORMAZIONE
Area: 11 – Scienze Storiche, Filosofiche, Pedagogiche, Psicologiche
Macrosettore: 11/A – Discipline Storiche
Settore concorsuale: 11/A5 – Scienze Demoetnoantropologiche
Tipologia di contratto: art. 24, lettera a), comma 3, legge 240/2010.
Regime di impegno: tempo pieno
Numero massimo di pubblicazioni presentabili: 12 (dodici) n. 1 posto
nomina commissione:
ART. 1 – La Commissione giudicatrice della procedura di valutazione per la copertura di n. 1 posto di ricercatore universitario a tempo determinato previsto dall’art. 24, lettera a), comma 3, Legge 240/2010 presso il Dipartimento di storia, scienze dell’uomo e della formazione, per il macrosettore 11/A – Discipline Storiche, il settore concorsuale 11/A5 – Scienze Demoetnoantropologiche ed il settore scientifico disciplinare M-DEA/01 “Discipline Demoetnoantropologiche”, bandita con il D.R. n. 1444 del 23 maggio 2012, il cui avviso è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 43 del 5 giugno 2012 – 4ª serie speciale, come integrato con D.R. n. 1697 del 19 giugno 2012 – è così costituita:
Prof.ssa SATTA Maria Margherita G. – Ordinario presso l’Università degli Studi di Sassari;
Prof.ssa RESTA Patrizia Maria – Ordinario presso l’Università degli Studi di Foggia;
Prof. SPERA Vincenzo – Ordinario presso l’Università degli Studi del Molise.
ART. 2 – Dal giorno successivo alla data di pubblicazione del presente decreto sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana decorre il termine per eventuali istanze di ricusazione da parte dei candidati.
Sassari, 19/07/2012
FATTI:
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Primo annullamento dell’orale convocato per il 3 dicembre 2013: avviene il giorno 26 novembre, prima per telefono poi con raccomandata a tutti i candidati, per indisposizione di uno dei commissari.
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Secondo annullamento dell’orale, convocato per il 16 gennaio ore 15:00, avviene il giorno lunedì 14 gennaio 2013 via telefono, casualmente perché uno dei candidati chiama l’ufficio concorsi dell’Università di Sassari per accertarsi che sia tutto in regola e scopre che non ci sarà l’orale, in seguito è spedita una raccomandata a tutti i candidati che arriva comunque dopo il giorno stabilito per l’orale, non viene specificato il motivo.
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Terzo annullamento dell’orale previsto per le 9:00 di lunedì 18 febbraio 201: il giovedì 14 i candidati chiamano l’ufficio concorsi per accertarsi che tutto proceda e ricevono conferma che l’orale avverrà come previsto. Il giorno dopo, venerdì 15 febbraio, 2013 i candidati ricevono una telefonata in mattinata dall’ufficio concorsi che annulla l’orale per indisposizione (febbre) di una commissaria. Sulla richiesta di un documento scritto anche telematico, alle ore 19:39 del 15 arriva una mail della responsabile dell’ufficio (che nel frattempo ha subito un incendio e quindi l’evacuazione di tutti i dipendenti… non sto scherzando!!) che, sollecitata da una candidata, scrive in copia a tutti i candidati una mail informale confermando l’annullamento dell’orale.
COMMENTO:
Vi invito a scovare le informazioni sul sito dell’Uniss, la pagina dedicata ai bandi e concorsi è la più oscura di Italia.
Vi invito a pensare con quanto anticipo debba essere fatto un biglietto da Bologna o Roma per Sassari per cercare di non dilapidare tutte le misere risorse di un precario qualsiasi, vi invito a pensare e immaginare quanti soldi abbiamo buttato, quanto sta costando, oltre che in denaro, in mancanza di diritti questo concorso ma anche in assenza di rispetto e dignità nei nostri confronti. Io non metto qui in dubbio le ragioni degli annullamenti e non mi permetto di giudicare quelle ragioni (che possono anche essere gravi, anche se l’ultima volta per telefono dalla responsabile dell’ufficio ci è stato detto che si trattava solo di febbre). Semplicemente commento il tremendo caso che per ben tre volte ci ha colpiti a distanza di pochi giorni dall’orale. Qualsiasi sia la ragione, seppur giusta, per annullare un orale definito da almeno un mese è davvero incredibile che sopraggiunga a distanza di due o tre giorni dalla data prevista per ben tre volte! In ogni caso, forse, alla terza volta si poteva rimediare un sostituto?? Credo che il bando lo preveda… o provare a comunicare con una certa tempestività, almeno per telefono, ai candidati appena l’imprevisto si era manifestato (ricordo che per ben due volte, le ultime due, la telefonata è arrivata dai candidati agli uffici e non viceversa!).
Pare che qualche professore mdea si sia offeso perché evidentemente si è sentito toccato (dunque forse si è riconosciuto in essa?) dalla parola barone apparsa nel titolo di un post di un blog che raccontava un incontro avvenuto a Roma tra le due associazioni di area disciplinare dove un nutrito (più di 100) gruppo di precari e non, hanno presentato un documento di denuncia su certe pratiche fuori e dentro l’accademia (ahimè comuni a tutte le aree disciplinari a parte alcune specifiche). Post nel quale, per altro, non si fa che una cronaca semplice e veloce di una situazione anche positiva e di un dialogo a fatica instaurato tra due realtà davvero lontane.
Se qualcuno si offende per una parolina giornalistica, noi cosa dovremmo fare davanti a queste pratiche? che sono, ovviamente, inutile ricordarlo, solo la punta dell’iceberg delle problematiche e poco trasparenti procedure dei concorsi universitari da sempre. A quale prezzo, io mi chiedo, dovremmo salvaguardare un dialogo? a costo di ogni dignità? a costo di considerare ogni diritto come una concessione venuta dall’alto … “sempre con la testa sotto i vostri piedi e potete pure muovervi”??
Negoziare e smussare è fondamentale in qualsiasi dialogo ma anche porsi su uno stesso piano di rispetto è principio altrettanto necessario. Ci tengo comunque a sottolineare che, nonostante tutto, io credo in questo processo di dialogo che è stato aperto, e nel mio piccolo lo sosterrò e vi dedicherò le mie energie, sperando che vada avanti e magari porti i suoi frutti anche in questi ambiti!
PS: forse c’è qualche errore nelle date dei vari orali… nel delirio della rabbia ho buttato le lettere dell’ufficio concorsi, ma il succo non cambia!
Firmato:
Sofia Venturoli
BANDI PRIN e FIRB: Dici giovane, ma intendi precario
Da ROARS un invito a togliere le limitazioni anagrafiche dei bandi PRIN e FIRB.
A dicembre il MIUR ha pubblicato i tanto attesi testi del bando PRIN e FIRB. Fin dal primo sguardo ai siti internet dedicati risulta chiaro che se da una parte si é operato per la semplificazione della procedure di presentazione della domanda (bene, finalmente!) e per eliminare tutti i riferimenti che possano guidare una valutazione sulle persone e non sul progetto, dall’altro entrambi i bandi potenzialmente discriminano i ricercatori a tempo determinato (RTD), impedendo loro di agire come ricercatore principale nelle linee di finanziamento per i più giovani (linea A – starting dedicata ai giovani ricercatori del PRIN riservato ai ricercatori a tempo indeterminato) e non coordinando la durata del finanziamento e quella della tipologia di contratto RTD o i tempi della sua attivazione e rinnovo nel caso del FIRB (dove il progetto dura 3 anni, il finanziamento dovrebbe essere destinato ai ricercatori precari come Principal Invesigator (PI), ma la compatibilità tra i contratti da RTD già attivi resta a discrezione dei dipartimenti che, una volta ricevuto il finanziamento, con creatività dovranno eventualmente superare alcune incongruenze formali tra costi, durate e vincoli contrattuali). Continua qui.
Il lavoro più duro del mondo (il commissario dell’abilitazione nazionale)
Conclusasi la corsa all’abilitazione è bene fare due conti su cosa il Miur sia stato in grado di mettere in piedi.
Magari per i prossimi anni non sarà così, visto che caleranno drasticamente le candidature (chi l’ha fatta quest’anno, sia che passi sia che venga respinto, non la farà l’anno prossimo), però per questa “prima tornata” i tempi sono così stretti e l’ingorgo così grande che le visioni meritocratiche di Anvur e Ministro si infrangono sullo scoglio più evidente, e come il Titanic affondano la credibilità della procedura (se ce ne fosse ancora bisogno).
Il numero delle domande aperte pare sia superiore a 90.000. Il CINECA assegnava infatti un numero progressivo a mano a mano che i candidati aprivano una scheda a loro nome. Da queste 90.000, per avere un numero realistico di procedure da svolgere (un/a candidato/a poteva infatti attivare più procedure, presentandosi per due o più abilitazioni di settori diversi), bisogna sottrarre:
- cancellazioni e domande non finalizzate (chi ha aperto, ha visto come funziona, poi ci ha ripensato e non ha presentato)
- ritiri delle domande (sempre possibili “entro quindici giorni dalla pubblicazione sul sito dell’Università sede della procedura delle determinazioni di cui all’articolo 3, comma 3, del DM n. 76 del 2012”)
Formuliamo l’ipotesi che il 25% di chi ha aperto la domanda non l’abbia poi chiusa, oppure che la ritiri spaventato dalla nomina in commissione del suo più acerrimo nemico (ma dubitiamo che succederà, la procedura è nuova, nessuno sa come comportarsi, ci proveranno più o meno tutti).
Abbiamo 67.500 pratiche. Numero realistico, visto che gli RTI + gli Associati in servizio sono circa 42.000, e una grande maggioranza di loro ha presentato domanda. Poi ci sono i precari, e questi sì che hanno presentato più di una domanda per avere più possibilità (e perché spesso stanno a metà delle discipline).
Le commissioni sono 184, dovranno concludere i lavori entro il 20 febbraio 2013.
Mettiamo che il Miur sia velocissimo e faccia arrivare i PDF da valutare già domani. Dal 23/11/2012 al 20/2/2013 ci sono esattamente 90 giorni, comprese le domeniche, il Santo Natale e feste varie.
La media delle domande da esaminare per ogni commissione è 366. Ci saranno commissioni con 50 abilitandi da valutare, ma anche commissioni che ne avranno 1000.
Questo vuol dire in media 4 domande da esaminare al giorno per ogni commissione.
Ora, una cosa ovvia. Dato il fatto che le commissioni deliberano con i quattro quinti dei componenti, si suppone che non possano “dividersi il lavoro”, ma ognuno dei singoli componenti, come è giusto che sia, debba leggersi tutto e farsi una sua idea sul candidato/a, ricordandoci che il bando impone la produzione di un giudizio da parte di ognuno dei commissari sul singolo candidato e del giudizio collegiale finale. Queste commissioni sono tenute a produrre degli atti…
Quindi: ogni commissione dovrà leggere e valutare i 12 (o 18 per ordinario) prodotti della ricerca presentati da ogni candidato/a, oltre al CV e a tutte le sue esperienze.
Ma cosa sono questi prodotti? Prendiamo per semplicità i settori non bibliometrici: si tratta di 12/18 libri o di 12/18 didascalie?
Calcoliamo quindi le medie delle mediane (indicatore supremo!) sulla soglia dell’abilitazione per associati (quella per ordinari è quasi sempre più alta):
Monografie: 1,29
Articoli e capitoli: 12,78
Articoli riviste classe A: 0,45
È vero che va superata una sola mediana, ma è anche vero che molti superano e di molto tutte e tre le mediane. Supponiamo che gli abilitandi abbiano in media una produzione in linea con le mediane (iniziano i capogiri…).
Presumibilmente, chi ha uno o più libri li metterà nella propria top-12, quindi per l’abilitazione da associato ogni commissione dovrà leggere e valutare:
1,29 libri + il resto di articoli fino a 12 X la media delle domande da esaminare al giorno.
Ecco quello che aspetta i nostri commissari:
1,29 X 4 = 5,16 monografie
10,71 X 4 = 42,84 articoli
Ricapitolando:
Ogni giorno, piova o faccia vento, festivo o feriale, giorno e notte, malato o stando bene, il componente di ogni commissione dovrebbe leggere e valutare 5 monografie e 42 articoli.
Ogni conclusione su come si fa la valutazione in Italia è superflua.
P.S. in tutti i calcoli sono state approssimate le cifre per difetto, tanto erano clamorosi i risultati.
Spunti per un dibattito sul reclutamento
Sia chiaro: i precari sono ben consapevoli di essere la categoria che all’interno dell’università ha maggiormente sperimentato sulla propria pelle le distorsioni di un sistema di reclutamento in larga parte fondato su pratiche mafiose e clientelari. Ciò significa che non possiamo non vedere con favore sia l’introduzione di meccanismi di valutazione dei singoli dipartimenti che una profonda revisione delle procedure di reclutamento precedenti e successive alla legge 240 (visto che, almeno per quanto riguarda la selezione dei ricercatori a tempo determinato TD, la nuova normativa ha solo peggiorato i vecchi sistemi concorsuali localistici e deresponsabilizzanti). L’incentivo a politiche di reclutamento virtuose e la limitazione degli arbitri delle commissioni sono elementi necessari per costruire un’università nella quale un giorno si possa dire “è uscito il bando per un concorso in scienze di questo argomento” e non “è uscito il bando per il concorso di Mario Rossi”.
Purtroppo però in Italia le cose non prendono mai la piega auspicata e la costruzione del nostro sistema di valutazione è divenuta rapidamente oggetto degli appetiti della politica e delle lobby accademiche, che hanno subito cercato di trasformare l’organismo di valutazione in uno strumento delle proprie lotte di potere.
Per quanto riguarda la politica, negli ultimi due anni sono apparse chiare le volontà di trasformare l’ANVUR in terreno di lottizzazione e di usarlo come arma per mettere l’università e la ricerca sotto un controllo politico e ministeriale sempre più asfissiante e per ridurre i poteri e l’importanza del CUN, i cui membri, a differenza dell’ANVUR, non sono di diretta nomina politica, ma elettivi e quindi più indipendenti (anche se purtroppo l’elezione dei suoi componenti è stata spesso condizionata dall’influenza di corporazioni e di società scientifiche notoriamente dominate dall’influenza di cupole baronali). In particolare, nell’ambito di queste dinamiche sono stati impropriamente assegnati all’ANVUR compiti e funzioni che non dovrebbero essere propri di un organismo di valutazione finale, primo fra tutti la possibilità di intervenire sulle procedure di reclutamento, visto che l’arbitro non dovrebbe mai avere voce in capitolo sulla formazione delle rose delle squadre (quando questo accade si crea evidentemente un corto-circuito: un conflitto di interesse nel quale l’ANVUR finirà inevitabilmente per giudicare se stessa e le proprie scelte). E’ inoltre evidente che nella nomina (da parte della politica) dei membri dell’ANVUR non è stata tenuta in alcuna considerazione l’esperienza nella valutazione della ricerca: da qui il caos-abilitazioni e i clamorosi errori ampiamente denunciati dal sito Roars e da altri soggetti universitari. A questo proposito vogliamo comunque precisare che, a nostro giudizio, gli errori commessi dall’ANVUR non significano che la bibliometria (esclusivamente nei settori nei quali è consolidata e utilizzabile) debba essere rifiutata. Riteniamo anzi che essa tuteli i precari di quei settori dagli arbitri e dalle pratiche mafiose del reclutamento universitario, a patto che nei settori “bibliometrici” venga usata con ragionevolezza e che non sia estesa arbitrariamente ed impropriamente ad altri settori, nei quali non è evidentemente applicabile.
Se il reclutamento deve essere numericamente esiguo, non siamo naturalmente contrari a che i pochi posti vadano agli studiosi più capaci e perciò a criteri molto selettivi. Ma contestiamo con forza la premessa (l’esiguità del reclutamento) e il criminoso disegno perseguito dalla legge 240 di abolire la figura del ricercatore a TI costringendo i precari a dover competere con ricercatori con molti più anni di attività alle spalle e quindi con curriculum mediamente più corposi (competizione oramai inevitabile, visto che la figura del RTDb, la presunta tenure track, è stata un clamoroso e miserabile fallimento). Poiché è ben evidente che la combinazione di questa scelta e dell’esiguità del reclutamento è già di per se letale per tutte le generazioni under-40, riteniamo di non poterci proprio permettere l’inettitudine e le perdite di tempo dell’ANVUR.
Per queste ragioni:
– ci uniamo alla richiesta di dimissioni dei componenti dell’ANVUR
– chiediamo che il ministro intervenga rapidamente per consentire l’avvio e la conclusione in tempi brevi delle procedure per le abilitazioni scientifiche nazionali e per abrogare tutte le decisioni sue e dell’ANVUR che potrebbero essere oggetto di fondati ricorsi e produrre un ulteriore allungamento dei tempi
– pretendiamo che la politica prenda immediatamente atto del fallimento della presunta tenure track e, prima di completare del tutto il genocidio della generazione under-40, riformi pesantemente la legge 240, tra le altre cose introducendo una figura a tempo indeterminato al di sotto della posizione di professore associato
– ribadiamo la richiesta di restituire alle università i fondi necessari per far ripartire quanto prima le politiche di reclutamento
DIMISSIONI ANVUR!
L’agenzia della valutazione ricerca nominata dal ministro Gelmini è nata male, ha interpretato male il suo lavoro come “commissario di liquidazione” del sistema universitario, i suoi membri sono in palese conflitto di interessi perché scrivono le regole delle quali essi stessi beneficiano e, in ultima analisi, è stata talmente approssimativa da aver dovuto rinunciare ad ogni criterio “oggettivo” per la preselezione dei canditati all’abilitazione.
A questo punto è necessario sostituire i membri dell’ANVUR con canditati autenticamente “terzi”. Poi sarà da ripensarne per intero il ruolo.
Il “placebo” dell’abilitazione nazionale
Sgombriamo subito il campo da possibili dubbi ed equivoci: è giusto ed opportuno che i docenti e ricercatori precari partecipino alla procedura per l’abilitazione scientifica nazionale fissata con scadenza 20 Novembre 2012, l’abbiamo già detto per tempo.
Detto questo, non possiamo tacere gli infiniti lati oscuri della procedura proposta dal MIUR. Il meccanismo andrebbe profondamente rivisto in generale, mentre in particolare non offre alcun tipo di risposta ai problemi e allo stato di demoralizzazione generalizzato degli oltre 40mila precari dell’università.
L’idea di merito del ministro Profumo: insegnamento obbligatorio per gli assegnisti di ricerca
Con il decreto sul “merito” che sarà varato nei prossimi giorni il “governo dei tecnici” imbocca nuovamente la strada, già battuta dai vari esecutivi Berlusconi, di un provvedimento del tutto privo degli straordinari requisiti di necessità e urgenza che dovrebbero giustificare un decreto legge e coperto da un titolo accattivante utilizzato per indorare misure: in parte inutili, in parte addirittura contrastanti con la cosiddetta “valorizzazione del merito”, in parte finalizzate al raggiungimento di altri e deprecabili obiettivi.
I NUMERI AGGHIACCIANTI DEL PRECARIATO UNIVERSITARIO: CHE FARE?
Siamo quasi al primo anniversario dell’approvazione della “epocale riforma dell’università” voluta dal (fortunatamente) ex-ministro Maria Stella Gelmini. A distanza di un anno si può finalmente dire che la nuova legge ha raggiunto tutti i suoi obiettivi: paralizzare completamente il funzionamento delle università, licenziare i precari, ridurre il personale universitario (e il numero dei laureati) a numeri più vicini a quelli del Terzo Mondo che a quelli di una nazione europea.
Mentre la legge veniva approvata, il vecchio ministero affermava che i decreti attuativi necessari per renderla operativa sarebbero stati approvati entro la primavera. In primavera (13 aprile) si dichiarò con entusiasmo che tutto sarebbe partito entro la fine di luglio. In estate (7 luglio) si annunciò trionfalmente che la riforma sarebbe divenuta pienamente operativa in autunno. A meno di improbabili sprint del nuovo ministro Profumo, domani, data di inizio dell’inverno astronomico, saranno stati pubblicati in Gazzetta Ufficiale solo 15 dei quasi 50 decreti attuativi. Leggi tutto…