Università bene comune

Decimati, più poveri, più precari

Adesione del CPU allassemblea nazionale per lUniversità Bene Comune

Bologna,24 marzo 2012

I continui processi di “riforma” del sistema universitario, il loro tendere verso il conseguimento di una maggiore produttività priva obiettivi culturali generali, ha finora prodotto un abbassamento della qualità dei titoli di laurea e una diminuzione del numeri degli studenti iscritti all’università. Si profila uno scenario in cui l’abolizione del valore legale della laurea porterà ad una distinzione fra “teaching” (seria B) e “research” (serie A) universities, ed allo stesso tempo un aumento delle tasse universitarie che accentuerebbe le, già inaccettabili, sperequazioni sociali del paese.

Su noi precari, cioè sul futuro della ricerca fuori e dentro le aule universitarie, gli anni recenti sono stati devastanti.

Siamo decimati perché, stando alle statistiche ufficiali il numero dei precari è calato di 22mila unità fra il 2008 e il 2010 (e nel 2011 i dati saranno certamente molto peggiori come apprendiamo dai diversi atenei). Questo non ha significato però nuove assunzioni, visto che nello stesso tempo il personale strutturato è calato di 5000 unità, ma solo un ridimensionamento scriteriato e senza pianificazione alcuna del sistema. Ogni giorno centinaia di ricercatori e docenti precari emigrano all’estero, cambiano lavoro, disperdono saperi accumulati, vanno semplicemente a rinfoltire le schiere dei disoccupati.

Siamo più poveri perché, per quei pochi che riusciranno a perseguire le ambizioni accademiche, le retribuzioni saranno sempre più basse. La nuova figura del Ricercatore a tempo determinato (una posizione che sostituisce quella del Ricercatore a tempo indeterminato e cui in media di potrà accedere dopo i 35 anni) è fissa per 8 anni consecutivi e dunque non consente scatti stipendiali. E, per chiudere il cerchio, sono state reintrodotte le docenze a contratto gratuite, in modo solo chi già fa parte di una elite tutelata da vincoli familiari, potrà aspirare ad entrare nell’università.

Siamo più precari perché ogni anno si aggiungono nuove figure “flessibili” in modo da non dar mai fine ad un percorso di precariato e di subordinazione ai poteri accademici che inizia subito dopo il dottorato, e spesso durante di esso. Alle 10 differenti tipologie di figure precarie già esistenti il governo Monti ha pensato bene di aggiungere la nuova figura del “tecnologo a tempo determinato”

Ma al disagio per la nostra condizione, alla necessità di lottare ogni giorno per qualche briciole di risorse, non possiamo reagire chiudendoci.

Noi non ci sentiamo parte di una comunità accademica spietata e arrivistaquella stessa che mostra la propria spocchia anche nel Governo attuale , chiusa nel proprio egoismo sociale, sorda alle giuste rivendicazioni di precari, lavoratori e studenti, sia in Italia che nel resto dell’Europa sottoposta agli attacchi della speculazione finanziaria. Al contrario vogliamo confrontarci con tutte le componenti del mondo accademico, con gli studenti, con la società tutta per riaffermare il principio che l’educazione di alto livello è un “bene comune” e per cercare insieme di dar valore a questo principio.

Il Coordinamento dei Precari dellUniversitàricerca e docenza(CPU) aderisce allAssemblea nazionale per lUniversità Bene Comune (Bologna, 24 marzo 2012) e invita tutti i precari della ricerca e della docenza a partecipare come singoli o come associazioni, di persona o anche inviando contributi scritti.

  1. Stellina82
    24 luglio 2013 alle 19:40

    In effetti la situazione è drammatica. Lavoro da un paio d’anni come ricercatrice, con una retribuzione che mi vergogno a parlarne e la prospettiva di essere presto di nuovo in mezzo a una strada.
    Cosa ho studiato a fare? Ho una laurea, una specializzazione, un master di secondo livello e un dottorato in corso.
    Mio fratello scarica le casse nel retro di un supermercato e guadagna più di me, ha un contratto regolare e viene pagato puntualmente il 5 del mese. Risparmia la palestra e talvolta la spesa, per giunta.
    E poi vogliamo parlare delle prepotenze che mi tocca ogni giorno sopportare in Facoltà? E’ tutto una cortesia, un favore, una gentilezza a quello e a quell’altro. Se le facessero da soli le slide, le presentazioni, le dispense… imparassero a usare il pc, dato che il Medioevo è finito. Più che studiarlo certi prof ci sono rimasti dentro, ma non lo sanno. E’ proprio vero che chi sa fa, chi non sa insegna. Cosa poi? Il livello di preparazione degli studenti è imbarazzante, tanto nelle università pubbliche che in quelle private. Una vergogna senza confini.
    Non posso nemmeno parlare troppo esplicitamente, se no rischio pure di finire nei guai. A proposito non mi sono presentata: chiamatemi… come vi pare. Rossella, Letizia, Genoveffa o Clara… fa lo stesso.
    Dio, questo dover stare in silenzio giorno dopo giorno è sfiancante.
    Ad ogni modo credo che l’università oggi possa avere un ruolo determinante nel posizionare i giovani nel mondo del lavoro. Peccato siano ben poche le facoltà che si prendono questa briga.
    Se posso dare un consiglio agli studenti, scegliete accuratamente l’Università, cercando d’individuare quale struttura possa aiutarvi anche per il dopo laurea. Qualcuna in giro se ne trova…
    A due mie amiche è andata bene per esempio. Loro si sono iscritte a legge alla Link Campus University e dopo la laurea una ha trovato lavoro alle Nazioni Unite, all’estero, mentre l’altra in uno studio legale che le ha dato l’opportunità d’imparare la professione. L’Università ha pensato a tutto.
    Ironia della sorte, sia Anna che Roberta hanno pagato una retta bassissima (o nulla? non so di preciso) perché entrambe figlie di militari, quindi rientravano in una fascia economicamente molto agevolata. Io sono figlia di una maestra elementare e di un bidello, quindi non potevo avere agevolazioni economiche, non c’era nessuna convenzione a cui mi potevo appigliare.

    Che dire? Beato mio fratello che non ha mai aperto libro, beate le mie due amiche che in un’università privata hanno trovato un biglietto d’ingresso in prima fila per la vita.
    Io, come uno dei dei Fratelli Karamazov, sarei tentata di restituirlo il biglietto d’ingresso.

    Buono studio a tutti!

  1. 21 febbraio 2012 alle 12:11
  2. 23 marzo 2012 alle 12:41
  3. 23 marzo 2012 alle 13:15
  4. 23 marzo 2012 alle 13:33
  5. 23 marzo 2012 alle 13:44
  6. 24 marzo 2012 alle 12:27
  7. 24 marzo 2012 alle 12:46
  8. 24 marzo 2012 alle 14:29

Lascia un commento