Doc. 1a e 2a Assemblea Nazionale

Piattaforma per gli Statuti

DOCUMENTO DELLA PRIMA ASSEMBLEA NAZIONALE DEI PRECARI DELLA RICERCA E DELLA DOCENZA DELLE UNIVERSITA’

Bologna, 8 ottobre 2010

Noi, lavoratori precari della ricerca e della didattica vogliamo portare l’attenzione pubblica sulle difficili condizioni di lavoro nelle università italiane. Da anni svolgiamo attività di ricerca e di insegnamento sottopagate e senza diritti che contribuiscono in modo determinante al funzionamento degli atenei, eppure nelle proposte di legge, sulla stampa, nelle politiche d’ateneo, restiamo sempre dei fantasmi mai ufficialmente riconosciuti.

Diritto allo studio, diritto al lavoro, pari opportunità tra i sessi, libertà di insegnamento e di apprendimento: questa è l’università che vogliamo. Siamo convinti che l’università debba riformarsi democraticamente e dal basso, per offrire alla società italiana didattica di qualità, ricerca talentuosa ed un ruolo di costante e autonomo osservatorio critico. Vogliamo un’università che non crei fratture sociali o territoriali tra studenti e lavoratori, che non sfrutti il lavoro con contratti umilianti e privi di tutele, che non offra alle nuove generazioni come scelta unica il precariato a vita.

Le politiche del governo e la presunta “riforma” dell’università vanno in direzione opposta:

  • intere generazioni di precari universitari vengono semplicemente cancellate dalla prevista abolizione della figura del ricercatore a tempo indeterminato e la sua sostituzione con contratti a tempo privi di garanzie, ben lontani dalla propagandata “tenure track”;
  • decine di migliaia di noi sono a rischio di non poter proseguire i propri rapporti di lavoro a causa degli inaccettabili limiti temporali e anagrafici per assegnisti e ricercatori TD e dei tagli (1 miliardo e 350 milioni di euro) che stanno devastando l’università italiana; già nei mesi passati svariate migliaia di collaboratori, co.co.co e docenti a contratto sono stati epurati per mancanza di fondi e lasciati privi di ammortizzatori sociali;
  • attraverso l’istituzione del rettore-padrone e l’introduzione dei privati nei CdA vengono indebolite le strutture democratiche d’ateneo;
  • si concede al Ministero dell’Economia una delega in bianco per la valutazione e il finanziamento degli atenei;
  • si trasforma il diritto allo studio in indebitamento preventivo degli studenti, aggravando le disuguaglianze sociali e territoriali.

Non è un caso che il DdL Gelmini sia sostenuto dalla CRUI, associazione privata che riunisce le componenti accademiche maggiormente responsabili delle tante distorsioni dell’università attuale.

Noi chiediamo una vera riforma dell’università che comprenda inscindibilmente i seguenti 5 punti, già articolati nel documento introduttivo dell’assemblea:

  • un contratto unico pre-ruolo di ricerca e didattica, di durata almeno biennale e senza limiti di rinnovo, in sostituzione dell’attuale giungla di contratti precari
  • l’introduzione di un ruolo unico della docenza articolato in 3 livelli
  • il rilancio del reclutamento, attraverso concorsi, per nuove posizioni di ricerca e docenza a tempo indeterminato
  • l’adeguamento dell’età pensionabile dei docenti universitari allo standard europeo di 65 anni anche al fine di recuperare risorse esclusivamente per il reclutamento
  • l’introduzione di un sistema di welfare e tutele sociali per tutti i precari

Il DdL Gelmini si inserisce in un disegno di restaurazione della nostra società, basato sullo sfruttamento del lavoro precario e non tutelato, sul quale vengono scaricati i costi delle crisi. Per questo ci sentiamo accomunati ai lavoratori precari “scaduti”, ai precari della scuola e ai precari del pubblico impiego che nel 2011 subiranno i tagli imposti dall’ultima manovra economica, così come ai lavoratori in cassa integrazione e mobilità, e a tutti i lavoratori a rischio di licenziamento. Allo stesso modo ci sentiamo vicini al movimento studentesco, che proprio in questa giornata sta manifestando massicciamente in oltre 80 città italiane.

Per dotarci di una nostra soggettività, per sostenere con maggiore forza le nostre richieste, per coordinare le nostre iniziative nazionali e locali, abbiamo deciso di dare vita ad una struttura di coordinamento, sotto la sigla Coordinamento dei Precari della Ricerca e della Docenza – Universita’. Come prime decisioni del nostro coordinamento,

aderiamo:

  • al presidio di protesta contro il DdL Gelmini indetto per il 14 ottobre a Montecitorio, invitando coloro che non potranno essere presenti a Roma ad organizzare sit-in presso i rettorati, da realizzare in accordo con tutte le componenti universitarie a partire dagli studenti;
  • al corteo della FIOM del 16 ottobre, dove saremo presenti insieme a studenti e lavoratori dell’università e della scuola con uno spezzone di precari della ricerca e della didattica;
  • all’assemblea indetta dalle realtà studentesche romane per il 17 ottobre.

chiediamo con urgenza:

  • l’abolizione dei limiti temporali e anagrafici di accesso e di rinnovo per i contratti precari universitari;
  • lo sblocco del turnover e il recupero delle posizioni già perse a causa del blocco;
  • la cancellazione delle tasse per i dottorandi senza borsa e lo stanziamento di maggiori risorse per le borse di dottorato;
  • che le università smettano di versare le quote associative alla CRUI, corrispondenti ad oltre 1,5 milioni di €uroannui provenienti dai propri bilanci, in quanto la ”associazione CRUI” ha cessato definitivamente di rappresentare gli interessi dell’università pubblica; le somme recuperate dovrebbero essere utilizzate per il rifinanziamento dei servizi d’ateneo tagliati a causa delle difficoltà economiche degli ultimi;
  • a tutti gli organi di governo degli atenei di pronunciarsi contro il DdL Gelmini e contro il sostegno della CRUI a questo provvedimento;
  • a tutti i rettori e presidi di non bandire contratti esterni per sostituire i ricercatori strutturati indisponibili.

ci proponiamo:

  • di rifiutare e condannare ogni forma di lavoro gratuito o a retribuzione simbolica e di sensibilizzare i colleghi precari verso questa importante posizione di principio ed efficace forma di protesta;
  • di costruire iniziative locali contro il DdL Gelmini, per rivendicare il nostro diritto ad essere rappresentati negli atenei e per sostenere piattaforme rivendicative mirate a migliorare la nostra condizione di lavoro e di vita;
  • di coordinarci con i precari della scuola per proporre e realizzare insieme una giornata di mobilitazione nazionale contro i tagli all’istruzione e contro il progetto governativo di smantellamento dell’istruzione pubblica.

A questo link invece disponibile la piattaforma per gli Statuti:

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Cliccare qui per il documento introduttivo.

DOCUMENTO DELLA SECONDA ASSEMBLEA NAZIONALE DEI PRECARI DELLA RICERCA E DELLA DOCENZA DELLE UNIVERSITA’

Documento finale

Contro la ristrutturazione dell’università pubblica e i licenziamenti di massa dei precari.

Il tempo di agire è adesso

A più di tre mesi dalla sua entrata in vigore, la legge Gelmini si conferma come quel micidiale strumento di ristrutturazione gerarchica e di riduzione del sistema universitario pubblico che, insieme al movimento degli studenti e dei ricercatori, abbiamo a lungo denunciato. La nuova legge, invece di risolvere i problemi della mancanza di democrazia negli atenei, della precarietà diffusa e della dequalificazione progressiva della didattica e della ricerca, sta aggravando ulteriormente le criticità del sistema portandolo al collasso. Questi effetti sono prodotti e, se possibile, accresciuti dai pesanti tagli alle risorse della legge 133, sempre in vigore, dal mancato sconto sulle spese del personale medico nel FFO, dal blocco delle assunzioni e dal taglio del 50% dei contratti precari. Le proposte attualmente in circolazione di federazione degli atenei, spesso in chiave di sostanziale regionalizzazione, si inseriscono in questo quadro: tali proposte non appaiono ispirati a reali progetti culturali di innovazione, ma solo ad esigenze di bilancio e di ulteriore riduzione del personale impiegato nelle università.

Oltre agli studenti, privati del diritto allo studio, minacciati dalla diminuzione dei corsi e dall’aumento delle tasse, siamo soprattutto noi precari della ricerca e della didattica a pagare il prezzo più alto di queste scelte. È già in atto la nostra lenta espulsione dai luoghi di lavoro dove per anni abbiamo prestato la nostra professionalità, in condizioni di elevato sfruttamento. Le borse di studio sono state di fatto cancellate senza prevedere nessuna gestione del transitorio; alcuni atenei, guidati da rettori particolarmente retrogradi, hanno introdotto criteri restrittivi su base anagrafica per concorrere ad assegni di ricerca e posti da ricercatore a tempo determinato; le risorse disponibili per le nuove figure di ricercatore a tempo determinato e per l’immissione in ruolo sono largamente insufficienti rispetto alle esigenze delle università.

Dietro la propaganda meritocratica e nuovista del Ministro Gelmini, e una sua buona dose di incompetenza, si delinea con chiarezza il progetto politico e culturale di cui tiene le fila il Ministro Tremonti, sostenuto dai Ministri Sacconi e Brunetta. Con l’alibi della crisi economica e della necessità di rispettare i vincoli europei di bilancio, si intende ridurre complessivamente l’impegno dello Stato nei settori cruciali dell’istruzione, della ricerca e della cultura. Preparano così un futuro di bassi salari, precarietà, riduzione dei diritti e della democrazia nei luoghi di lavoro, riservando ad alcuni poli di eccellenza le risorse e le innovazioni necessarie, e comunque a beneficio di soggetti privati. Poco importa se in questo modo si minano le fondamenta della nostra Costituzione, che promuove l’uguaglianza sociale, riconosce il valore centrale del lavoro e dei diritti ad esso collegati, sostiene l’istruzione e la ricerca pubblica.

Come ricercatori e docenti precari siamo determinati a proseguire, con gli altri lavoratori precari dell’università, gli studenti e i ricercatori, la mobilitazione contro questa ristrutturazione autoritaria e regressiva del sistema universitario e sociale italiano, ristrutturazione che passa anche attraverso il nostro licenziamento di massa e la nostra ulteriore precarizzazione. Dobbiamo tenere vivo il portato delle mobilitazioni di massa dei mesi passati, continuando a intrecciare le diverse rivendicazioni esistenti dentro e fuori l’università in modo lungimirante e non corporativo, avendo come obiettivo comune il rilancio e la vera riforma del sistema pubblico della formazione e della ricerca, all’interno di un complessivo ripensamento dell’organizzazione del lavoro, dello stato sociale, delle forme di partecipazione democratica alle scelte e del modello di sviluppo del paese.

Sul piano delle rivendicazioni nei confronti del governo e, dove di loro competenza, dei singoli atenei, i precari dell’università chiedono con forza:

  • il riconoscimento di una loro rappresentanza elettiva all’interno degli organi di governo e dei dipartimenti;

  • l’immediata adozione dei regolamenti in materia di assegni di ricerca e di ricercatori a tempo determinato;

  • il rapido avvio dei bandi e dei concorsi relativi nell’ambito di una programmazione basata sulle reali esigenze delle università, anche a fronte dei continui e numerosi pensionamenti;

  • una adeguata gestione del transitorio, anche di concerto con gli enti locali;

  • una retribuzione dei docenti a contratto parificata alle retribuzioni delle corrispondenti figure di ruolo;

  • l’estensione degli ammortizzatori sociali a tutti i precari, la garanzia di un reddito minimo e l’abrogazione delle leggi sulla precarietà;

  • il rifinanziamento del sistema pubblico della formazione e della ricerca attraverso la tassazione a livello europeo delle rendite finanziarie e speculative e la drastica riduzione delle spese militari.

Dopo lo sciopero generale del 6 maggio, queste rivendicazioni richiederanno una immediata ripresa delle mobilitazioni in tutte le università italiane. Fin dai prossimi mesi i precari dell’università intendono attivarsi per:

  • estendere e rinforzare ulteriormente il proprio radicamento organizzato negli atenei, collegandosi con tutte le altre forme di precarietà dentro e fuori gli atenei;

  • individuare forme di agitazione a livello nazionale, come l’indisponibilità a tutte le mansioni non previste dai contratti e il blocco delle sessioni estive d’esame, da organizzare di concerto con gli altri soggetti universitari in mobilitazione;

  • elaborare con i ricercatori, gli studenti e gli altri lavoratori precari presenti negli atenei una piattaforma comune per un’università alternativa, democratica, di qualità, in cui vengano garantiti il diritto allo studio e il diritto al lavoro stabile come lati inseparabili di una stessa strategia volta a rilanciare il sistema della formazione e della ricerca, nel quadro di un modello di produzione non più orientato ai profitti ma al soddisfacimento dei bisogni economici e sociali della maggioranza della popolazione.

  1. Bojan
    3 dicembre 2010 alle 13:44

    Qualcuno ha mai fatto stime su quanti siamo? Se si, dove li posso trovare? La domanda non sarà molto pertinente al documento ma non sapevo dove altro postarla. Grazie

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